Anniversario della Liberazione – 25 Aprile 1945
“Arrendersi o Perire”
fu la parola d’ordine intimata dai partigiani quel giorno del 25 Aprile 1945 e in quelli immediatamente successivi.
Il Comitato di Liberazione Alta Italia (CLNAI) – il cui comando aveva sede a Milano proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive del Nord Italia, facenti parte del Corpo Volontari della Libertà, di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate; parallelamente il CLNAI emanò in prima persona dei decreti legislativi, assumendo il potere “in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano”, stabilendo tra le altre cose la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti, incluso Benito Mussolini, che sarebbe stato raggiunto e fucilato tre giorni dopo.
Entro il 1º maggio tutta l’Italia settentrionale fu liberata: Bologna il 21 aprile, Genova il 23 aprile e Venezia il 28 aprile.
La Liberazione mise così fine a vent’anni di dittatura fascista e a cinque anni di guerra.
La data del 25 aprile simbolicamente rappresenta il culmine della fase militare della Resistenza e l’avvio effettivo di una fase di governo da parte dei suoi rappresentanti che porterà prima al referendum del 2 giugno 1946, per la scelta fra monarchia e repubblica, e poi alla nascita della Republica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione.


Storia della Corona di Alloro


La corona trionfale dal latino: corona triumphalis,
detta anche corona d’alloro dal latino: laurea insignis nella mitologia greca simboleggiava la Sapienza e la Gloria, la corona di alloro cingeva la fronte dei vincitori nei Giochi Pitici (erano uno dei quattro Giochi panellenici dell’antica Grecia, precursori dei Giochi Olimpici, e si disputavano ogni quattro anni al santuario di Apollo a Delfi.), o Delfici ( Non si trattava solo di gare sportive, ma di eventi nel corso dei quali si svolgevano anche celebrazioni religiose, processioni, sacrifici, i giochi erano aperti a tutti i Greci, non erano solo atletici, ma prevedevano anche gare di musica, di drammaturgia e di poesia) e costituiva il massimo onore per un poeta che diveniva un poeta laureato.
Inoltre la Corona di Alloro era utilizzata come onorificenza della Repubblica e dell’impero Romano attribuita ad un generale trionfante, essa era composta da un serto d’alloro, simbolo di gloria, posto sul capo del generale trionfante dall’esercito al momento dell’acclamazione a “ imperator”; al generale veniva poi donata anche un’analoga corona d’oro, sempre in foggia di corona d’alloro, da utilizzare nel corso del trionfo, sorretta sul suo capo da uno schiavo pubblico durante la sfilata.
Il medesimo schiavo aveva allo stesso tempo il compito di recitare la frase rituale “momento mori” ossia “ricordati che devi morire”, per ricordare al generale che la gloria del trionfo era solo un passaggio momentaneo.
A queste due corone se ne aggiungeva spesso una terza, ancora d’oro, inviata dalle province al momento in cui il trionfo fosse decretato dal Senato. Nei tempi più antichi tale corona veniva offerta gratuitamente dalle province, ma in epoche successive tale atto d’omaggio venne esplicitamente richiesto con il nome di “Aurum coronarium”, spettante esclusivamente a coloro per i quali fosse stato decretato il trionfo, tale usanza riprendeva una tradizione ellenistica già risalente all’epoca delle conquiste di Alessandro Magno.
In latino la corona di alloro era detta laurus o laurĕa, che indicava anche la pianta di lauro e, per estensione, la vittoria.
Dalla parola laurĕa deriva il significato moderno di “laurea” (titolo di studio), e il “laureato” (in latino laurĕātus) è appunto colui che porta la corona di alloro, come i dotti e i poeti.
In età Imperiale la corona d’alloro era attributo proprio degli imperatori, mentre la corona trionfale era anche un tipico attributo della dea Vittoria, spesso rappresentata nell’atto di reggere o porgere un serto d’alloro.
Nel Medioevo la corona d’alloro venne utilizzata anche come simbolo di trionfo nella poesia e utilizzato per incoronare i grandi poeti (comune è la raffigurazione di Dante Alighieri con il capo cinto d’alloro): si parla allora di alloro poetico.
Il serto d’alloro è stato utilizzato anche in araldica e in particolar modo nell’araldica civica italiana, dove esso compare in forma di mezzo serto o ramo d’alloro negli stemmi delle province.
Spendendo due parole sui Giochi dell’antica Grecia, precursori dei Giochi Olimpici, si narra che: le gare agonistiche erano fatte per celebrare la morte di personaggi importanti: la descrizione dei giochi funebri organizzati da Achille per i funerali di Patroclo nell’Iliade è la più antica testimonianza di competizioni sportive nell’antichità ed è davvero minuziosa: descrive la corsa a piedi e con i carri, il lancio del disco e del giavellotto, il pugilato, la lotta, lo scontro con le armi, il tiro con l’arco.
Svoltisi per la prima volta nel 590 a.C., i giochi Pitici si svolgevano a Delfi, dove sorgeva il santuario di Apollo Python, presso il quale si recavano tutti coloro che volevano consultare l’oracolo prima di compiere qualsiasi impresa,era un luogo di grande importanza, non solo religiosa, ma anche politica, per tutta la Grecia.
Alloro

Arbusto cespuglioso, o alberello sempreverde, con fusto eretto e corteccia verde nerastra, comune delle zone mediterranee dove nasce spontaneo,le foglie, ovate, sono verde scuro, coriacee e molto profumate; la pagina superiore è lucida di colore verde intenso, quella inferiore è opaca.
L’alloro è una pianta dioica, cioè esistono esemplari maschili e femminili, i fiori sono di colore giallo chiaro, riuniti a formare un’infiorescenza a ombrella e compaiono a primavera.
I frutti sono drupe nere e lucide (quando mature) con un solo seme.
I Greci pensavano che le sue foglie avessero il potere di trasmettere il dono della divinazione, di allontanare la malasorte e le malattie contagiose.
A Delfi, sede dell’oracolo di Apollo, i sacerdoti del dio e la pizia masticavano o bruciavano foglie di Alloro per stabilire la comunicazione con gli Dei e dormivano su “materassi” fatti di strati dei suoi fuscelli, per favorire i sogni premonitori.
Una leggenda narra che la ninfa Dafne, il cui nome significa appunto “lauro” (alloro), fu il primo amore del dio Apollo.
La giovane per sfuggire al corteggiamento del dio, si fece trasformare dalla madre Gea, in una pianta di alloro, il dio ormai impotente, decise di onorare questa pianta rendendola sempreverde e di farla a lui sacra. Da quel momento in poi, gli uomini l’avrebbero adoperata come simbolo di gloria, da porre sul capo dei migliori, eroi, geni e saggi, capaci di imprese esaltanti.
Si narra, che fu Giove stesso a donarla a Cesare per celebrare le vittorie dell’imperatore.
Nel Medioevo per molto tempo il Lauro è stato usato come rimedio contro la peste.

BUON 25 APRILE E ANCOR DI PIU’ IN QUESTO PERIODO DI PANDEMIA DA CORONAVIRUS RESTIAMO A CASA , MA UNITI DAL NOSTRO TRICOLORE
ORGOGLIOSI DI NOI – ITALIA RIALZATI PIU’ FORTE DI PRIMA
COLGO L’OCCASIONE PER RINGRAZIARE ANGELA CHE MI HA AIUTATO CON LA RICERCA DI QUESTO ARTICOLO CHE IO HO CORREDATO DI FOTO SCATTATE AMATORIALMENTE DA ME CIAO A PRESTO SALUTI COSETTA E VI RICORDO CHE POTETE LASCIARE UN VOSTRO PENSIERO O SEGNO DI PASSAGGIO COMMENTANDO SOTTO AL POST