Bucaneve , Elleboro e Calicantus
tre splendidi fiori dai colori candidi che sfidano il gelo di questi giorni.
Significato nel linguaggio dei Fiori:
Bucaneve : Speranza nel futuro , purezza, virtu’ e simpatia.
Elleboro: Liberazioni dalle pene e dai problemi
Calicantus: Protezione ed affetto
Il Bucaneve

Questo piccolo fiore dalla bellezza semplice e discreta sfida il gelo ed è il primo fiore a sbocciare in largo anticipo rispetto all’equinozio di primavera. Simbolo di speranza per via della sua resilienza durante i mesi invernali, di purezza e di consolazione. All’inizio di febbraio, spingendo le foglie attraverso il suolo ancora ghiacciato, ci regala con timidezza la sua semplicità e non appena la temperatura si scalda, diffonde un dolce profumo simile a quello del miele. Nella tradizione cristiana a lui vengono dati diversi soprannomi: “campana della Candelora”, “fiore della purificazione” e “fiore della Chiesa”. Spesso gli altari delle Chiese sono addobbati con i bucaneve durante il quarantesimo giorno dopo la Natività dedicato alla celebrazione della Candelora, ossia quando si benedicono le candele come simbolo della luce della speranza per il mondo rappresentata da Gesù bambino.
Un’antica leggenda racconta che quando tutto ciò che vive prese la sua forma e il suo nome definitivo, solo l’uomo non fu contento, poiché la terra gli sembrava triste e deserta.
Egli sentiva che mancava qualcosa che rendesse bella e felice la sua vita.
Allora apparve la fata dei fiori, la quale, ascoltando le sue lamentele gli disse:
“Coprirò la terra con un ornamento originale che sarà per sempre la tua consolazione e la gioia dei tuoi occhi.”
E a un cenno della sua bacchetta magica uscirono all’improvviso dalla terra moltissimi fiori che si disposero gli uni accanto agli altri.
La fata allora immerse la sua bacchetta magica nei colori dell’arcobaleno e diede a ciascuno dei colori diversi.
Ben presto la terra si coprì di fiori coloratissimi di ogni tipo.
I fieri crisantemi poterono inorgoglirsi di essere splendenti e multicolori, le rose dei loro petali che sembravano preziosi velluti, i garofani, i gelsomini, i fiordalisi, le viole profumate…
Allo stesso tempo la fata dava a ciascuno un nome, indicandogli anche il luogo di residenza.
Non appena tutti i fiori furono pronti a confortare il genere umano, si udì da sotto un mucchio di neve come il sospiro di un bambino abbandonato.
“Io sono il solo ad essere stato dimenticato, buona fata,” diceva una vocina lamentosa “e sono rimasto senza colore e senza nome.
Quando i miei fratelli, sparsi sulla terra per compiere la loro missione, rallegreranno gli sguardi con la loro bellezza, io resterò qui e nessuno lo saprà!”
Commossa la fata rispose:
“Non essere triste piccolo fiore.
Tu che sei rimasto l’ultimo, sarai il primo.
Poiché sei stato dimenticato, piccolo bucaneve, sarai tu con i tuoi petali bianchi ad annunciare l’arrivo della primavera.
Alla tua vista tutti si rallegreranno!” (autore a me sconosciuto leggenda trovata sul web)

La leggenda del bucaneve e di Gesù
Durante un giorno di gennaio la Madonna si recò ad una fontana perché il Bambino Gesù aveva sete.Purtroppo la fontana era gelata per l’intensissimo freddo e la Madonna, alquanto rattristata, sospirò non sapendo come trovare acqua per Gesù. Ma ad un tratto, dalla neve che copriva il prato, sbucò un bellissimo fiorellino bianco simile ad una piccola tazza, piena di fresca acqua di sgelo.Fu così che Gesù poté bere. Da quel giorno il fiorellino continuò a sbocciare quando la terra è ancora coperta di neve e ghiaccio e a lui fu dato il nome di bucaneve.

Narra la leggenda che tanti e tanti anni fa, al ritorno dall’ennesimo viaggio sulla terra, il giovane principe Bucaneve udì una fanciulla cantare e, di quel canto, si innamorò perdutamente. Arrivato nel Paese dell’Inverno, chiese a Re Gelo, suo padre, il permesso di sposarla ma questi, brontolando cupi presagi, rispose che il loro amore non aveva speranza perché la fanciulla era la principessa Primavera e abitava la regione dei venti e dei fiori mentre lui, Bucaneve, era il principe delle nebbie e del gelo…“Scordati, figlio mio, questa pazzia!” tuonò cupamente Re Gelo. Passò, così, un altro inverno lungo e silenzioso, ma il cuore di Bucaneve, abitato dalle brume del mattino, nn riusciva proprio a dimenticare così, alle prime avvisaglie della nuova stagione, il giovane principe decise di attardare un po’ il suo ritorno. Lungo il sentiero ancora impreziosito da luminosi cristalli di ghiaccio, attese l’arrivo di Primavera… e lei arrivò, leggera, accompagnata da un canto gioioso. Bucaneve, nascosto tra i cespugli, riconobbe l’Amore. Il capo inghirlandato da piccoli fiori, la sottile veste di aliti di vento, i ridenti occhi di azzurro marzolino… la bella principessa incantò per sempre il giovane principe. Da lontano, il richiamo di Re Gelo giunse cupo, come brontolio di tuono, per ricordargli che doveva affrettarsi a rientrare nel Paese dell’Inverno… ma Bucaneve non lo ascoltò e continuò a perdersi negli occhi di Primavera che, a piccoli passi, si avvicinava danzando. Giunta accanto al cespuglio, un brivido increspò le braccia nude. Poi, incerta, guardò intorno e… finalmente lo vide. Avvolto nel mantello di candida neve, la corona scintillante di brina, fiera sul capo, la spada di ghiaccio, splendete al fianco e due meravigliosi occhi cerulei e inquieti come la tormenta… il giovane rapì per sempre il cuore della principessa. Intorno, come richiamato da un evento magico e misterioso, tutto tacque e il mondo si incantò negli occhi dei due innamorati. Per non ferire a morte il Signore dell’Inverno, il sole nascose i suoi raggi dietro le nuvole e il gelido vento, che seguiva sempre Bucaneve, per non assiderare Primavera, andò a fare mulinelli più lontano. Allora il principe avvolse nel soffice mantello la fanciulla e si tennero stretti a lungo, giurandosi eterno amore. Quando il sole fece nuovamente capolino tra le nuvole, Bucaneve baciò Primavera e “Non temere” le disse “perché alla fine di ogni inverno tarderò di un giorno il mio ritorno nel Paese del Gelo e quando arriverai io sarò qui ad aspettarti”. Poi, rapito per sempre dal vento di tormenta che lo nascose, svanì tra le nebbie… E lei, rimasta sola, chinò il capo e pianse. Ma quando una lacrima toccò il terreno, tra le impronte di neve lasciate dall’amato spuntò un piccolo fiore bianco, dai petali delicati, che Primavera raccolse e strinse al petto, nuovamente felice… … E da allora, ogni fine inverno, nei campi scintillanti di brina sboccia un piccolo fiore, che qualcuno ancora chiama Bucaneve per ricordare la promessa fatta dal giovane principe dell’Inverno alla bella principessa Primavera. (tratto da montagne selvagge)
L’ Elleboro

E’ una pianta alla quale sono attribuite numerose proprietà ed in particolare l’effetto lassativo e l’elevato potere rilassante, quasi di tranquillante, che tisane ricavate con le sue foglie e radici sono in grado di procurare. Ed è proprio con riferimento a queste proprietà che una valenza comunemente attribuita all’Elleboro è quella della liberazione dall’angoscia. Questa pianta è comunemente chiamata rosa di Natale: la tradizione cristiana narra infatti che una pianta di Elleboro nacque nelle vicinanze della grotta del Salvatore. Di qui il significato di fiore e pianta sacra a Dio.
Nella tradizione popolare contadina la presenza dell’elleboro nei campi aveva una funzione profetica, in quanto i contadini credevano di poter avere una previsione sull’andamento del raccolto contando il numero di piante cresciute nel loro orto. Essendo un fiore che fiorisce nel periodo invernale è anche legato alla tradizione Cristiana, infatti, narra una leggenda che una pastorella vagasse per i campi in cerca di un dono da offrire al bambino Gesù ma, essendo stato un inverno molto freddo, non riuscì a trovare neanche un fiore da offrire. Disperata per l’accaduto iniziò a piangere ed il suo pianto attirò l’attenzione di un angelo che si trovava di passaggio, questo si pose vicino alla bambina e tolse un po’ di neve dalla strada, immediatamente comparvero delle particolarissime rose che la bimba raccolse per portele così portare in dono al bambino Gesù.

Il Calicantus – Calicanto

La tradizione vuole che regalare un rametto di calicanto in fiore è il dono perfetto per esprimere che si desidera offrire la propria protezione o il proprio aiuto ad una persona alla quale ne può avere necessità. Secondo altre fonti popolari, il calicanto è una pianta che risveglia sia lo spirito che il corpo: nell’antichità veniva utilizzato per sfregarsi e profumarsi in particolare polsi e caviglie per rinforzare e dare maggiore vigore alle ossa ed alle terminazioni nervose. Il suo nome deriva dal greco e significa “fiore d’inverno”.
Vi è una leggenda molto antica legata al calicanto. Secondo questa in un freddo giorno di inverno, un piccolo pettirosso, uccellino infreddolito e molto stanco, cercava di proteggersi dal freddo su un ramo. La maggior parte degli alberi incontrati sul suo cammino, mentre a malapena riusciva a volare, si rifiutarono di aiutare il pettirosso, tranne il calicanto che visto questo piccolo uccellino stremato, decise immediatamente di ripararlo e di riscaldarlo con le sue foglie ingiallite dall’autunno. Per questo Dio, che dall’alto aveva visto ciò che era successo, ricompensò la pianta facendo cadere sulla stessa stelle profumate e brillanti che portarono le piante di questo esemplare a fiorire di inverno. (pollicegreen.com)

Una seconda leggenda che arriva fino a noi e che sottolinea la natura quasi magica di questo arbusto, ci racconta la storia di un bambino tanto malato che per guarire, aveva bisogno di un fiore. Ma era inverno, i giorni del gelo, il periodo in cui tutti i fiori debbono ubbidire alla grande “legge del sonno”. La madre disperata supplicava: “Alberi del mio giardino, vi ho sempre trattati con cura. Datemi un fiore per il mio bambino. “ Ma gli alberi indifferenti dormivano e quelli che si svegliavano borbottavano: “Chi ha fretta di fiorire, ha fretta di morire”. Soltanto una pianticella, tutta coperta di bottoncini scuri, tentava di aprire le sue gemme per esaudire il desiderio della giovane mamma. Il gelo infuriato subito le gridò: “Vuoi disubbidire alla grande legge del sonno? Morirai!” Ma una luce brillò e la pianticella si coprì di fiori profumatissimi. Era nato il calicanto, il fiore che non ha paura del gelo. E la mamma, felice, lo portò al suo bambino che immediatamente guarì. L’ultima storia che vi vorrei raccontare è quella che lega il Calicanto d’Inverno al Natale. Era una notte fredda di dicembre di tanti, tanti anni fa e tutto il mondo dormiva. Gli uomini dormivano nelle loro case. Gli animali dormivano nelle loro stalle, molti erano in letargo, nelle loro tane. Le piante avevano già fatto cadere le foglie per poter riposare meglio durante tutto l’inverno. Solo una piantina di calicanto aveva sbagliato stagione: si era svegliata mentre tutti dormivano ed aveva caricato i suoi rametti di fiori. Vicino a lei c’era una grotta dentro la quale avevano trovato rifugio un uomo, una donna e un bambino appena nato. Tutto ad un tratto dalla grotta si udì il vagito di un bambino .Incuriosita, la piantina decise di allungare i suoi rametti dentro la grotta per vedere chi c’era all’interno. Timidamente il calicanto guardò il bambino, non voleva farsi vedere, per non disturbare: ma Gesù, questo era il nome del bambino, vide il calicanto e sorrise. La pianta non sapeva cosa donare al bimbo per ricambiare il bellissimo sorriso: aprì allora i petali dei fiori per dimostrare la sua gratitudine ed immediatamente un profumo soave si sparse per tutta la grotta. Il Bambino Gesù sorrise ancora e da quel giorno il calicanto fiorisce tutti gli anni per Natale. (R. Reali)
GRAZIE A VOI E AL PROX ARTICOLO
SALUTI DAL #BlogdiCosetta