Tanti sono i fiori che annunciano l’arrivo della Primavera e alcuni hanno delle simpatiche Leggende legate al loro nome; così per ultimare questo articolo in tempo di Coronavirus dove non si può uscire, sono scesa nel giardino della Nonna Anita (che purtroppo è in cielo) ma che mi ha lasciato questi ricordi floreali che ogni primavera sbocciano con la loro semplicità e particolare bellezza , e mi fanno sentire la sua presenza (e i ricordi volano a quando veniva con me nei grandi vivai ad acquistare per il negozio , scegliendo qualità che ancora non possedeva, penso che i Gerani…
Margherita

La Regina dei fiori di primavera, nella sua candida semplicità è la margherita, semplicissima da coltivare, basta garantire almeno 6 ore di luce diretta al giorno e abbondante acqua quotidiana.
-In primavera i prati si coprono spontaneamente di migliaia di margheritine. Forse non tutti sanno che tale fiore , detto anche pratolina, e così comune nelle nostre latitudini, ha una storia molto antica.
Il suo nome scientifico è “ Bellis” e deriva da una leggenda. Bellis era la figlia del dio Belus. Un giorno, mentre danzava con il suo fidanzato, attirò l’attenzione del dio della primavera per la sua bellezza, il dio tentò di strapparla al fidanzato ma quest’ultimo reagì con violenza e la poveretta, per salvarsi da entrambi si trasformò in una margheritina.
Tulipano

Il tulipano nei suoi molteplici colori è il protagonista di svariate composizioni floreali decorative e originali,bouquet.
I bulbi vanno piantati in inverno, a novembre/dicembre, ma la fioritura del tulipano avviene verso aprile.
-La leggenda racconta di un giovane di nome Shirin e della sua amata e bellissima Ferhad, una passione stupenda destinata però a spezzarsi prematuramente.Shirin un giorno partì in cerca di fortuna lasciando la sua promessa sposa, con la speranza di tornare ricco. La ragazza attese molto tempo, passarono gli anni ma il suo Shirin non faceva ritorno.Distrutta dal dolore e dalla nostalgia Ferhad decise di andare in cerca del suo innamorato, ma durante il suo viaggio attraverso il deserto, per la stanchezza e la fatica, svenne, cadendo su delle pietre affilate, provata dal lungo cammino e indebolita dalle gravi ferite ella cominciò a piangere disperata, perché sapeva che non sarebbe sopravvissuta e non avrebbe mai più rivisto l’adorato Shirin. Le sue lacrime si mescolarono al sangue cadendo goccia dopo goccia sul terreno arido del deserto, trasformandosi in magnifici fiori rossi, i tulipani. Da allora ogni primavera quei fiori tornano a sbocciare per ricordare quell’amore infelice.
Ranuncolo

Un
bellissimo fiore, poco comune ma molto apprezzato.
I
ranuncoli
sono
fiori
di primavera spontanei,
freschi, dall’aspetto giovanile ed affascinante, grazie anche al loro
colore brillante. Rientrando nella categoria dei fiori
di campo,
sono facili da coltivare, basta fornirle un terreno soffice e
garantire una buona dose d’acqua quotidiana.
-Il ranuncolo è noto con il nome di Botton d’oro per la forma che ricorda i vecchi bottoni, e viene chiamato anche trollius europeanus. Il termine trollius è di origine incerta, c’è chi dice risalga al 1555 quando il naturalista Conrad Gessner vide per la prima volta un troll blume, secondo altre fonti il nome sarebbe da ricollegare con i troll del Nord Europa, creature malvage associate alla pianta in quanto molto velenosa.
In effetti il botton d’oro a dispetto dell’aspetto invitante e del nome squisito, cela una natura insidiosa dovuta alla presenza dell’anemonina, una sostanza altamente velenosa,fiorisce da maggio ad ottobre. Il nome Ranunculus significherebbe invece “rana” perché questo fiore predilige le zone umide, ombrose e paludose.
Una leggenda di origine cristiana dice che i ranuncoli furono creati da Gesù che volendo rendere omaggio alla Madre, trasformò le stelle in fiori.
Si narra che sul Monte Rico nei pressi di Pieve di Cadore sorgesse un castello provvisto di un parco immenso,vi abitava un re con la sua famiglia. Il figlio del re, ancora scapolo, non aveva voglia di sposarsi e i tentativi dei genitori di trovargli la donna giusta non andavano mai a buon fine. Il principe voleva incontrare l’anima gemella. In un altro paese limitrofo alcune ragazze si incontravano presso la Peschiera per lavare i panni,fra tutte la più bella era senza dubbio Gemma con le sue lunghissime trecce bionde, fidanzata con Armando, un ragazzo altrettanto aitante, amato da tutte le sue amiche. Un bel giorno il re e la sua famiglia passarono di lì in carrozza mentre il principe li seguiva a cavallo,lungo il tragitto il principe scorse Gemma intenta a camminare con la sua cesta di panni, si fermò d’improvviso e disse ai genitori che un giorno l’avrebbe sposata, la raggiunse e fece salire sul suo cavallo e la portò al palazzo. Le diede tutto, vestiti bellissimi, cibo buono, la trattava come una vera regina portandola a spasso, Eppure nonostante la bella vita, Gemma non era felice. Sapeva che stando col principe aveva tutto ciò che qualunque ragazza avrebbe desiderato, ma si sentiva comunque inquieta. In un primo tempo si era sentita lusingata dalle attenzioni del principe ma col tempo comprese che in fondo lui l’aveva costretta, seppure inconsciamente, a rispettare la sua volontà.Giunse il giorno del loro matrimonio, Gemma indossava un abito bianco con bottoni d’oro a forma di fiore,era bellissima ma guardandosi allo specchio sentì di essere prigioniera di una gabbia dorata. Iniziò a sentire nostalgia di casa sua e di Armando, il vecchio fidanzatino innamorato. Senza pensarci un attimo, fuggì via dalla reggia, montò a cavallo e si diresse a casa, lungo il tragitto vide le ragazze sue amiche intente a camminare con la cesta sulla testa, e davanti a tutte c’era la sorella Ughetta insieme ad Armando. Si sentì rammaricata, pensò che l’avessero già dimenticata e guardando l’acqua del fiume che scorreva lì vicino, se ne sentì terribilmente attratta. Vi si gettò dentro in preda alla disperazione ma non morì. Il Principe sopraggiunse proprio in quel momento e le confessò di aver sbagliato a costringerla a sposarsi, senza tener conto della sua volontà., lei scoppiò a piangere e lui sentì di amarla anche così, tutta sporca, infangata e triste.Gemma gli chiese se volesse comunque sposarla e lui rispose di sì,ella comprese che anche il suo era amore perché il principe la capiva davvero. Furono celebrate le nozze in grande stile e dopo la festa l’abito sporco di Gemma venne ripulito da una domestica che si accorse che mancavano i bottoni d’oro fioriti. Erano caduti durante il tentato-suicidio.
Quei bottoni oggi, in primavera, fioriscono davvero alla Peschiera, ricordando la storia di Gemma
Violetta

Prende il nome dal suo colore, bellissimo, viola intenso.
La Violetta un fiore che comunica romanticismo e innocenza,vivono meglio se piantate nella terrae non in vaso, il terreno deve essere morbido bevendo molta acqua e luce, fioriscono tra aprile e maggio. Sono fiori piccoli e dall’aspetto elegante, femminile e decorativo.
-La leggenda racconta che: “ Demetra, dea delle colture, si accorse del rapimento della figlia Persefone da parte di Ade, il dio dell’oltretomba, e disperata per questo rese la terra sterile. Zeus convinse però Ade a far trascorrere a Persefone primavera e autunno con la madre. Demetra così rese nuovamente la terra feconda e la prima volta che Persefone tornò sulla terra fu accolta da tanti piccoli fiori: le viole del pensiero!”
Primula

Il nome deriva dalla precocità della fioritura, infatti le primule sono i primi fiori di primavera a sbocciare, verso febbraio/marzo.Crescono in mazzetti da 4/5 e hanno un delicato colore bianco alle estremità dei petali e giallo squillante al centro.Vivono anche in condizioni di ombra e senza bisogno di cure ed attenzioni, essendo fiori che nascono spontaneamente nei sottoboschi.
–“Molto
tempo fa, quando gli uomini e gli elfi vivevano entrambi la propria
vita senza
danneggiarsi a vicenda, fu proprio in un prato di primule gialle, che
il re degli elfi vide per la prima volta la principessa che lo fece
innamorare.
La
giovane era mortale, passeggiava in un prato di primule giallo oro
come il colore dei suoi capelli, capì che non avrebbe potuto vivere
senza lei.
La
fanciulla era sposa di un nobile potente, arrogante e geloso, che la
costringeva a vivere in solitudine; quando vide il giovane elfo, se
ne innamorò perdutamente. Il
re degli elfi,
si presentò alla corte del re degli umani e lo sfidò ad un gioco
simile agli scacchi, e lo lasciò che vincesse due partite. Ormai
sicuro della sua superiorità, il re umano disse di voler giocare la
terza partita invitando l’avversario a scegliere la posta.
“”Quello
che il vincitore chiederà sarà suo “” disse il re degli elfi,
l’umano accecato dalla propria ambizione , non si accorse del
tranello e fu così che perse la sua sposa.
Si
dice che ancor oggi, a primavera quando fioriscono le primule, i due
amanti tornino a danzare nel luogo dove si videro per la prima
volta.”
Begonia
Sono
fiori di primavera piuttosto delicati quindi vanno curate con qualche
attenzione, la coltivazione
della
begonia
non
è difficile, ma bisogna piantarla in vasi bassi e tondi utilizzando
un buon terreno.
L’innaffiatura
deve essere ben calibrata,facendo in modo che sia abbondante ma non
provochi ristagni
d’acqua, che
potrebbe far marcire la pianta velocemente.
-La Tamaya era la pianta sacra adorata dagli indiani Atzalca vissuti in una regione isolata in Sud America. Una volta l’anno, secondo la loro tradizione, la dea del Cielo scendeva sulla terra e l’albero si trasformava in una giovane donna attraente con i capelli d’oro, simbolo di unione tra il Cielo e la Terra

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Gli Atzalca credevano che questa reincarnazione fosse una manifestazione del rinnovamento delle forze naturali.Dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, i Conquistadores, lungo il loro cammino, ridussero in schiavitù gli indiani, e l’unica speranza rimasta agli Atzalca era la loro pianta sacra, Tamaya.opo tre giorni di preghiera, danze e sacrifici, nel giorno del solstizio, il miracolo si verificò: la pianta si trasformò nella Dea del Cielo, ma fu scoperta e fatta prigioniera dai conquistadores che la posero a bordo di una nave e fecero vela per la Spagna. Durante il viaggio, cercarono di tentarla offrendole ricchi doni, ma lei rifiutò sempre.Quando Sanchez Almeda, il leader dei conquistadores, poco prima di arrivare in Spagna aprì la porta della cabina scoprì che la Dea era scomparsa. Tutto ciò che era rimasto era la pianta in posizione verticale sul suo lungo stelo, ma aveva perso tutte le foglie ed i fiori. Fu solo allora che Sanchez Almeda si rese conto che aveva commesso un atto di profanazione.così mise la pianta in un’urna di cristallo e promise di restituirla all’ America. Purtroppo, morì poco dopo.Qualche secolo dopo, un botanico francese un certo signor Begon scoprì un manoscritto di Sanchez sulla Tamaya. Trovata l’urna di cristallo, partì per le Americhe, al fine di onorare la promessa che il leader dei conquistatori aveva fatto tanti anni prima. Quando riportò il gambo essiccato agli indiani, i loro occhi si riempirono di lacrime: la loro pianta sacra era stata restituita.
Tamaya fu posta, come in passato, sulla sommità della roccia cerimoniale il giorno del solstizio. All’alba del quarto giorno, dopo le danze rituali e le preghiere, i raggi del sole spostandosi lentamente su tutta la pianta compirono il miracolo,ancora una volta Tamaya tornò come prima, bella e giovane come sempre, il suo volto più limpido di chiara acqua di pozzo, i capelli come la luce del sole stesso.Ma successivamente in un attimo la Dea scomparve! In suo luogo, lo stelo della Tamaya era tornato in vita, i suoi rami coperti di foglie e grappoli di fiori. Gli indiani offrirono un ramo della pianta al botanico che lo portò in Europa. Oggi, Tamaya, l’albero sacro degli Atzalca, ha messo radici in tutti i quattro angoli del mondo, e reca il suo appassionato e affascinante segreto nascosto tra le foglie e fiori.
Gerbera

La gerbera è una variante più grande e colorata della margherita.il punto forte di questi fiori è il colore primaverile: viola, bianco, arancio, giallo e rosso.
La gerbera può essere coltivata in zone non particolarmente soleggiate perché non teme molto l’ombra, ma bisogna fare molta attenzione ai ristagni d’acqua che possono di rovinarlo.
-La leggenda racconta che la dea Flora, avendo ritrovato morto in un campo pieno di fiordalisi il corpo dell’amato Cyanus, volle chiamare quei fiori proprio con il suo nome; il nome scientifico è infatti Centaurea cyanus. Centaurea deriva dal nome del centauro Chitone che, ferito al piede da una freccia avvelenata, si curò con il succo del fiore. Nel linguaggio dei fiori significa felicità e leggerezza, amicizia sincera, delicatezza e sensibilità.
Se giunti fino a qui il termine OSTARA O OESTARA non vi è chiaro , magari non avete letto l’articolo precedente e quindi eccovi il link:
Gli altri fiori di Ostaria sono:
Geranio

Questa pianta detta Re dei Balconi, è spesso contrapposta alle Rose, denominate al contrario, Regina dei Fiori.

Fiorisce tutto l’anno ma esplode rigogliosamente verso aprile/maggio, è considerato un fiore di primavera
Il colore ha tutte le tonalità di rosa, in versione bianca o rossa accesa, sono fiori particolari e dalla forma originale, non impegnativi da coltivare ed è pertanto diffuso su balconi e terrazzi.
Normalmente ha significato di stupidità e follia, ma i significati di questo fiore cambiano in base alla varietà.

- A foglia di quercia: Vera amicizia
- Edera: Ingegnosità e propensione per i rapporti stabili
- Limoncino: Capriccio
- Rosato: Languidezza e preferenza per una persona
- Silvano: Salda devozione
- Rosso fiamma: Ti preferisco
- Rosso cupo: Malinconia
- Di Boemia: Valore
-La storia racconta che i monti Massaua, sono nominati dagli indigeni, montagna turchina un pezzo di terra arido e secco, circondati da roccia azzurra e discese scoscese, affiancati da profonde rotture….e non vede da secoli una sola goccia d’acqua, le rocce riflettevano il colore del cielo, non vi sono animali: nè api, nè farfalle, nessun insetto, non vi sono neanche alberi da cui si possa ascoltare il canto degli uccelli………
Un giorno la tempesta arrivò…arrivò un ciclone che giungeva dagli altopiani dell’Abissinia, diretto alla costa e avvolse la montagna.
Ovunque era passata, la tempesta, aveva portato distruzione e miseria, il vortice contenete la fonte di vita strappata dalle altre valli, portò semi di piante grasse e terra che si andarono a depositare nei grossi crepacci. Mesi dopo la grande tempesta, la montagna turchina prese vita in un meraviglioso giardino mai visto da nessuno degli indigeni che abitava in quella parte d’Africa…
Cactus e piante di ogni genere ebbero la forza di alzarsi e erigersi dai crepacci, meravigliosi fiori che trasformarono il deserto e la desolazione in uno spettacolo stupendo e con i fiori e la vegetazione giunsero anche gli animali.
Purtroppo nessuno si poteva avvicinare a questo groviglio di fiori e spine, la montagna non era soddisfatta, perchè avere fiori bellissimi se destinati a marcire su chi gli ha dato vita, senza avere una mano che li raccoglie?
Allora il Sole raccolse il problema…”Concedimi uno spazio di terra e farò crescere una pianta gentile che possa essere raccolta dalle mani delle donne e che queste possano offrire a chi amano. Ma ricorda: tu hai un desiderio e io posso aiutarti ma in futuro tu aiuterai me!”
La Montagna turchina sospirò, ma non potendo fare altro, attese che il buon Dio avesse tempo per provvedere, le piante grasse e gli aghi caddero a riempire i crepacci, facendo sorgere sterili siepi, la terra era poco fertile ma fu il momento in cui il fiore gentile potè nascere.
Il Sole chiese quale fiore, esattamente, la montagna volesse… “Una pianticella senza spine, le foglie di velluto e che sia morbida come la guancia di un bambino quando riceve una carezza,che abbia i fiori di meravigliosi colori: scarlatti come la fiamma del primo amore, di un rosa pallido simile al viso di una donna che sviene di voluttà, che abbia la tavolozza rosea del viso delle donne innamorate, delle labbra femminili sussurranti parole d’amore”
“Tu
chiedi molto!”, disse il sole.
“Nulla che tu non possa darmi :
io ti domando una sola pianta, un solo fiore, mentre i prati e i
campi ne hanno mille, centomila. Accontentami, Sole”.
Fu così che il sole, finalmente convinto fece nascere sulla Montagna turchina il geranio, dalle foglie profumate, e che nei suoi fiori offriva la dolcezza i colori.
Narciso o Daffodil

Il narciso simboleggia il sole, l’arrivo del caldo e l’energia vitale, con il suo colore bianco-giallo.Sono fiori a bulbo precoci, fioriscono ai primi di marzo e restano rigogliosi fino all’autunno.E’ consigliabile piantarli in terreni sabbiosi, facendo attenzione togliere, ogni volta che si compaiono, le foglie secche o rovinate, per permettere la crescita forte e sana del fiore.
–La mitologia greca ci tramanda che Narciso era un giovane bellissimo e duro di cuore. Una ninfa, indispettita per essere stata respinta, decise di vendicarsi, lo portò a specchiarsi in un lago, ed egli, vedendosi riflesso sull’acqua si innamorò perdutamente della sua immagine convinto che fosse quella di una ninfa bellissima.
Quando l’acqua del lago si increspò, l’immagine di Narciso scomparve ed egli, convinto di aver perso la sua amata si gettò nel lago disperato e annegò. Cupido trasformò il giovane in un fiore che chiamò Narciso, affinché tutti ricordassero le disgrazie cui porta la vanità e l’egoismo
Gelsomino

Esistono oltre 200 specie di gelsomino, ognuna con caratteristiche diverse, alcune sono talmente delicate che devono essere piantate in casa, mentre altre resistono persino al gelo,il gelsomino richiede sole pieno o parziale.
La maggior parte delle varietà di gelsomino prospera in un terreno ricco e ben drenato, piantato sia nel terreno che in un vaso.
Per qualsiasi specie, la fioritura è sempre molto abbondante e contraddistinta dalla caratteristica principale del gelsomino ovvero l’inconfondibile profumo emanato dai fiori.
-Secondo una leggenda si narra che la madre di tutte le stelle, Kitza, nella sua reggia tra le nuvole, trascorreva il suo tempo preparando gli abiti d’oro per tutti i suoi figli, gli astri del firmamento.Un giorno al suo cospetto si presentarono un gruppo di piccole stelline che si lamentavano per il fatto che le loro vesti non erano sufficientemente belle e brillanti. La grande Kitza, tentò di calmarle, e poi chiese alle piccole stelline di non farle perder altro tempo prezioso poiché doveva preparare i vestiti per tutte le altre stelle Le stelline però continuarono a lamentarsi anche più di prima e proprio in quel momento passò nei pressi del castello il Re degli Spazi, Micar, il quale venendo a conoscenza del motivo per il quale le stelline si lamentavano tanto con sdegno le cacciò dal cielo strappando i loro abiti e scagliandole sulla Terra, alla vista di quel gesto Kitza rimase molto addolorata. Qualche giorno più tardi, della disperazione di Kitza venne a conoscenza la signora dei giardini, Bersto, che avendo pietà della madre delle stelle, decise di trasformare le stelline caduta dal cielo in stelline terrene, facendo così nascere i gelsomini.
Bucaneve
E’ una pianta appartenente alla famiglia delle Amarillidacee. Il fiore appare pendulo, di un colore bianco delicato con sfumature color crema,la fioritura va dalla fine di gennaio alla metà marzo sia allo stato naturale che coltivato.
Il Bucaneve è un simbolo di vita e speranza ma anche di virtù e ottimismo, per questo motivo vengono usati anche durante le celebrazioni nuziali.

Il nome scientifico è Galanthus nivalis (dal greco gala che significa latte e anthos che significa fiore) mentre l’aggettivo ‘nivalis’ (che deriva dal latino) si traduce in “come la neve”.
Il Bucaneve è denominato anche “Stella del Mattino” perché è il primo fiore che spunta alla fine dell’inverno quando la terra è ancora ricoperta da un sottile strato di neve.
Dalla
religione cristiana risalgono diversi altri nomi attribuiti a questo
fiore, il più conosciuto è “Campana
della Candelora”,
ma viene chiamato anche “Fiore
della Chiesa”
o “Fiore
della purificazione”,
infatti, in occasione della festa della Candelora che cade il 2
febbraio di ogni anno, gli altari vengono adornati con i fiori di
Bucaneve.
-La
leggenda narra che Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso
Terrestre nel cuore dell’inverno, quando la terra era gelida e
tutta coperta di neve.
Dopo
aver camminato a lungo, Eva si fermò avvilita e stanca. Non voleva
procedere oltre su quella terra così inospitale per poi doverci
rimanere tutta la vita. Adamo non sapeva più che pesci prendere per
vincere l’ostinazione della donna. All’improvviso apparve un
angelo ad incoraggiare i due profughi. Il messaggero celeste cercava
di spiegare loro che non c’era solo gelo sulla Terra, che vi erano
quattro stagioni delle quali solo una era così fredda ed inclemente.
Le altre erano calde, serene, con piante e fiori e voli di rondini
Ma
Eva non voleva sentire ragioni. Allora l’angelo sollevò sul palmo
della mano alcuni fiocchi di neve, vi alitò sopra e li fece
volteggiare fino al suolo.
Appena toccata la terra si
trasformarono in meravigliosi fiori che Adamo chiamò “Bucaneve”.
Così Eva, un po’ sollevata, accettò di proseguire il cammino.
Muschio Irlandese o Lichene

Chondrus Crispus (Carrageenan) Extract, Carrageenan
Il muschio irlandese o cartilagine Tang, si sviluppa principalmente lungo la costa atlantica., aiuta nel raffreddamento della pelle , è un buon idratante e lenitivo e non ha alcun potenziale allergizzante, è quindi particolarmente tollerato anche dalle pelli più sensibili.
È una alga piccola a cespuglio con ramificazioni fitte di colore violetto rossiccio che arrivano a 15–30 cm di lunghezza, ricoprendo le rocce vicino alla costa dove l’acqua è più bassa.
-Una leggenda vuole che il Drago Verde, il più comune dei draghi,viva nelle foreste delle zone temperate e va in letargo d’inverno, quando viene ricoperto da muschi, licheni e altri vegetali che lo mimetizzano perfettamente con l’ambiente. Si risveglia in primavera, stagione degli amori, si può allora incontrare nelle foreste, mentre passeggia.


Zenzero
Radice appartenente alla famiglia delle piante erbacee dette Zingiberacee, piante Angiosperme che comprendono circa 52 generi e più di 1300 specie, si tratta per lo più di piante irregolari, con rizoma e fusto sotterraneo e ramificato.


Lo zenzero fu ampiamente utilizzato dagli antichi greci e anche dai romani ed è stato apprezzato da personaggi noti e grandi studiosi dei secoli passati: Confucio lo riteneva in grado di eliminare le impurità e schiarire la mente, il medico Dioscoride lo consigliava per scaldare lo stomaco e calmarlo in caso di disturbi mentre Pitagora lo riteneva addirittura capace di curare il morso dei serpenti al pari di un moderno antidoto. Da sempre, visto il suo sapore piccantino, è stato associato poi alla potenza sessuale e considerato dunque un rimedio naturale afrodisiaco.
Il nome Zingiber deriva dall’indiano Zingibil o dall’Arabo Zind-schabil, che significa radice. L’origine inglese deriva invece dalla parola “gingifer” (inglese della metà del XIV secolo), che a sua volta deriva dall’antico sanscrito “srngaveram” che significa corpo cornuto, questo fa riferimento ovviamente alla particolare forma della radice.La radice di zenzero era considerata sacra e veniva usata dagli antichi sacerdoti e sacerdotesse per invocare il potere del fuoco. Il fumo della radice bruciata si adoperava anche per consacrare strumenti rituali, caricare amuleti e rompere gli incantesimi malvagi.Questa spezia fungeva da catalizzatore un po’ come la cannella con lo scopo di “accelerare le cose”. Si riteneva fosse in grado di evocare i poteri di Marte e del Sole e anche le streghe utilizzavano spesso lo zenzero nei loro incantesimi e rituali magici.La radice veniva usata in diverse maniere ma il sistema più comune era quello di prendere una piccola parte fresca o cristallizzata di radice di zenzero e metterla in bocca. A quel punto si meditava su un desiderio (di amore, protezione, richiesta di poteri magici, curativo, ecc.) e si iniziava a masticare. La persona doveva poi lasciare che i poteri magici di questa radice riempissero il corpo e l’aura (quell’invisibile campo di radiazione luminosa che circonderebbe tutti gli esseri viventi) continuando a visualizzare il desiderio. Infine la radice andava sputata via.Se poi si riusciva a trovare una radice di zenzero dalla forma somigliante a quella di un essere umano la sua potenza era ancora maggiore.
Zafferano fiore del crocus

Un fiore davvero straordinario nel suo aspetto, facile da amare e particolarmente grazioso alla vista. Ed in una sua variante è decisamente un toccasana per i nostri palati, giacché si tratta del fiore dal quale si ricava lo zafferano.
Il nome deriva direttamente dal greco “kroke” che tradotto significa “filamento”,la scelta del nome nacque proprio per connotare la pianta in base ai lunghi stimmi del fiore.
Tra le testimonianze più antiche che possiamo riscontrare, vi è quella che si riferisce alla descrizione, da parte di Omero del letto nuziale degli dei Giove e Giunone, descritto come ricoperto da “tantissimi fiori”, tra i quali appare il croco, fiore della passione ed all’amore sessuale.
Al contrario, al tempo dei romani veniva utilizzato per accompagnare i defunti nel viaggio verso l’aldilà: fiori di croco venivano adagiati sulle tombe a simboleggiare la speranza.
Secondo i maggiori storici le popolazioni antiche conoscevano solo il crocus dal quale si ricava lo zafferano: utilizzato come uno dei maggiori ingredienti utilizzati per i filtri d’amore.
Una leggenda di origine greca attribuisce la nascita di questa fioritura all’amore del giovane Crocus per la dea Smilace.
Gli dei contrari a quest’amore, trasformassero lui nella pianta dello zafferano e lei in quella del tasso. Ovidio sosteneva che al contrario i due fossero stati trasformati entrambi in fiori per compassione delle divinità: fatto che spiegherebbe perché lo zafferano sia caratterizzato da un fiore più alto ed uno più basso.
Se siete giunti fino a qui, amate i fiori che sono uno dei doni della Natura con i colori e profumi rendono tutto MERAVIGLIOSO! Ora vi saluto e vado a preparare qualche altro articolo interessante con cui incuriosire o per immagini o per scritto! Ciao Cosetta
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