e Siamo in Settembre tra Fiori Fate e profumi ecco cosa vi racconto oggi:
- Fiore: Passiflora – Achillea
- Colore: Arancione
- Pietra: Peridoto o Onice
- Segno Zodiacale: Vergine dal 23 agosto al 22 Settembre
La storia e la leggenda della Passiflora
- – Questa pianta fu introdotta in Europa nel 1610 da Emmanuel de Villegas, padre agostiniano che rientrava dal Messico. Era rimasto affascinato da una pianta che produceva un fiore straordinario, che gli indigeni chiamavano granadilla e della quale mangiavano il frutto (il famoso frutto della passione).
Il missionario era rimasto colpito dal fiore in quanto ad esso associava la passione e la crocifissione di Gesù Cristo: la corona di filamenti colorati che circonda l’ovario era la corona di spine; i 5 stami, le 5 ferite di Gesù; i 3 stigmi, i 3 chiodi; i 5 petali ed i 5 sepali gli apostoli rimasti fedeli a Gesù; l’androginoforo la colonna della flagellazione ed i viticci i flagelli.
Appena rientrato in patria fece vedere la pianta a Padre Giacomo Bosio, e ne fu talmente affascinato che scrisse, nello stesso anno, un “Trattato sulla Crocifissione di Nostro Signore” con la prima descrizione del fiore che venne chiamato Passione incarnata.
E infatti, il nome del genere, adottato da Linneo nel 1735 è passiflora dal latino passio che significa appunto “passione” e flos, “fiore”.
- – Tanti e tanni anni fa quando arrivò fata Primavera tutte le piante al suo tocco si svegliarono dal lungo sonno invernale mettendo fuori gemme, foglioline e fiori,solo una piantina si svegliò in ritardo e quando lo fece la Primavera era già lontana.
La piantina allora pregò Gesù perché la facesse fiorire come tutte le altre piante.
Il Signore le rispose:- Non preoccuparti, fiorirai anche tu.
Quando? Chiese con ansia la piccola pianta.
Un giorno… e gli occhi di Gesù si velarono di tristezza.
Quando la Primavera ritornò tutte le piante anche quelle del Golgota fiorirono all’infuori della piantina senza nome.
Ad un certo momento il vento portò l’eco di pianti, di lamenti e di urla. Un uomo avanzava tra la folla urlante, curvo sotto il peso di una pesantissima croce. Egli aveva il volto sfigurato dal dolore e dal sangue.
Vorrei piangere anch’io come piangono gli uomini, pensò la piantina con un fremito…
“Gesù in quel momento le passava accanto e una lacrima mista a sangue cadde sulla piantina pietosa. Subito sbocciò un fiore strano, che portava nella sua corolla gli strumenti della passione di Gesù: una corona, un martello e dei chiodi. Era nato così un nuovo fiore: la passiflora o fiore della passione.”
La leggenda di Plinio sulla Achillea
Secondo Plinio, l’eroe Achille impiegò la pianta durante l’assedio di Troia, su consiglio del centauro Chirone, per curare le ferite subite in battaglia dai suoi soldati.
L’Achillea era considerata un rimedio molto potente, la cui azione era potenziata dalla combinazione con altre erbe. Utilissima perché capace di arrestare il sangue dalle ferite e curare i raffreddori, era anche associata alla divinazione del tempo atmosferico.
In Cina, i suoi filamenti vengono adoperati per predire il futuro per mezzo della composizione del diagramma Ching, in questo caso l’arte divinatoria di predizione si chiama achilleomanzia.
Pietre: Peridoto o Onice
La leggenda di Olivina o Peridoto
Racconta la leggenda che moltissimi anni fa,quando la nera terra dei vulcani di Lanzarote nascondeva ancora fuoco vivo, i contadini vivessero tra le scogliere sulla riva del mare.
Tra tutti i contadini girava voce che le capre migliori fossero quelle del contadino Tomás, un vecchio che viveva nei pressi di Playa Papagayo, cui tutte le estati faceva visita la nipotina Olivina, una ragazzina vivace e piuttosto distratta, ma che incantava il nonno con i suoi verdissimi occhi brillanti.
Ogni mattina Tomás usciva presto con le sue pecore, per portarle a pascolare in posti nascosti, che nessuno conosceva, e che facevano crescere le sue pecore robuste e sane.
Un giorno, peró Tomás fece ritorno a casa con una fortissima insolazione, e di lui si prese cura Olivina, cui Tomás affidó anche il pascolo delle capre.
Questo non prima si raccomandarle “Non permettere che succeda nulla a nessuna di loro, riportale a casa sane e salve, mi raccomando”. Olivina lo rassicuró e quindi uscí lungo il percorso che il nonno le aveva insegnato.
Durante il tragitto , Olivina si distrasse e si fermó a raccogliere dei fiori, ed in quel momento una delle capre scappó, per andare su un crinale scosceso, senza potersi muovere.
Olivina corse verso l’animale, che si spaventó e cadde nel precipizio.
La giovane scese sulla riva, ed inizió a piangere tanto forte che le sue lacrime di un verde intenso come i suoi occhi non si scioglievano nemmeno a contatto con il mare.
I gabbiani, guardiani del cielo inviati dalla Dea Timanfaya, raccolsero queste piccole ma dense lacrime verdi e le portarono alla dea che commossa da tanto dolore, ordinò loro si seppellire queste verdi, solide lacrime tra le nere terre dei vulcani, perché scaldassero e sciogliessero quel dolore.
Fu cosí che nacque la gemma dell’Olivina: dall’incontro tra la pietra e le lacrime della giovane, che altro non è che l’unione tra l’uomo e la terra.
Onice
Il nome onice deriva dal greco “onyx” e significa “unghia” o “artiglio”.
Secondo la leggenda questa gemma sarebbe stata creata quando Cupido tagliò le unghie a Venere che dormiva, e le lasciò sparse sul pavimento.
Poichè le parti di una creatura divina non sono mortali, le divinità le trasformarono in una gemma, che venne successivamente chiamata Onice.
Segno della Vergine nella Mitologia
Afrodite, (Venere nella mitologia romana),rappresenta la Dea dell’amore, della bellezza, sessualità e lussuria. La sua figura, però, non possiede affatto le qualità di una donna romantica e dolce. Viene infatti descritta come una creatura infedele e lussuriosa, vanitosa, irritabile e permalosa.La sua infedeltà nei confronti del marito Efesto, sembra fosse dovuta al fatto che ella fu costretta a sposare il brutto e triste Dio del fuoco a causa di un ordine di Era.
Molto conosciuta è infatti la leggenda secondo la quale alla nascita Efesto, fu scaraventato giù dall’Olimpo dalla madre Era. Questa si dichiarò terrorizzata dall’orribile aspetto del proprio figlio. Secondo altre leggende Efesto non era figlio di Era, ma il frutto di una delle tante scappatelle di Zeus con le alte donne. Quindi fu espulso dall’Olimpo solo per vendetta. Di conseguenza Efesto crebbe alimentando giorno dopo giorno un odio profondo verso sua madre che l’aveva così miseramente ripudiato.
Decise così di vendicarsi, costruendo un meraviglioso quanto maledetto trono da regalare a sua madre. Infatti dopo esservi seduta, Era non si poté più rialzare. Sarebbe stata condannata per sempre a tale destino se non avesse promesso in sposa al rancoroso Efesto la bellissima Afrodite, della quale il Dio si era perdutamente innamorato.
Ma la splendida e lussuriosa dea anche se si rassegnò a un tale destino ebbe numerose relazioni sentimentali con dei e mortali. Tra i suoi amanti ricordiamo il bellissimo Adone, un cacciatore che morì a causa delle profonde ferite riportate in seguito all’aggressione di un grosso e feroce cinghiale.
Sulle sue spoglie Afrodite recitò un incantesimo ordinando che queste tornassero in vita ogni primavera con le sembianze di un anemone. Prima di sposare Efesto fu sposa di Achise, un principe troiano con il quale generò il grande Enea.
GRAZIE PER LA VOSTRA ATTENZIONE E ALLE PROSSIME LEGGENDE FLOREALI.
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