Faery Day – Festa delle Fate

24 Giugno San Giovanni e delle… “Streghe”…

Scopri la Magia , le fate e le streghe danzano insieme

Il 23 giugno, la notte che precede la nascita di San Giovanni Battista, è da sempre considerata una notte magica, durante la quale si celebrano riti propiziatori e purificatori.

La magia è legata al solstizio d’estate, che segna l’inizio della nuova bella stagione. Il solstizio d’estate cade nel giorno più lungo dell’anno e in questo periodo la natura giunge al massimo splendore.


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Nonostante la forte rinascita, bisogna prestare attenzione agli eventi sfortunati come siccità, forti temporali o malattie delle piante, che rovinerebbero i raccolti.

Per scongiurare le avversità, si fanno falò propiziatori che rappresentano il sole e si prepara l’acqua di San Giovanni per raccogliere la rugiada, che simboleggia la luna.

L’acqua di San Giovanni porterebbe fortuna e prosperità grazie all’incredibile potenza dei fiori e sarebbe in grado di proteggere i raccolti, allontanando le calamità.

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Preparativi dell’ Acqua di san Giovanni – fiori e erbe magiche

L’ avvenimento era celebrato da quasi tutte le civiltà agricole e anche dai Druidi.

(Cronaca dal vivo di:Gigi Zanazzo, Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma) (Ward Rutherford, Tradizioni celtiche, Tea – Milano 2000, Rutherford 1993)La festa di San Giovanni ha origini pagane e contadine, ma la chiesa cattolica la trasforma nella festa di un santo. Nella notte di San Giovanni si dava la caccia alle “donne sapienti” ossia le Streghe e sempre nella notte di San Giovanni si mangiano tradizionalmente le Lumache perché nei tempi antichi “Le corna erano una cosa Seria”, mente le ragazze volevano sapere se e quando si sarebbero sposate…….

Il fatto che la Chiesa abbia abbinato il giorno ad uno dei suoi santi più illustri, San Giovanni Battista, cugino del Salvatore, indica come questo fosse un tentativo di offrire un’alternativa per una festa radicata troppo profondamente, per poterla abolire con un semplice decreto.
Gli astronomi dell’antichità avevano individuato i giorni più lunghi e più corti dell’anno e insieme a sciamani e sacerdoti vi avevano piazzato delle grandi feste. Quella del solstizio d’estate, quando la durata della luce del giorno è massima, è stata trasformata dalla chiesa in festa di San Giovanni Battista. Ma le antiche tradizioni pagane legate al movimento degli astri, sono durate a lungo e durano ancora.
Quasi ovunque in Europa la festa era caratterizzata dall’accensione di falò pubblici e da una licenziosità del tutto in contrasto con la natura austera del suo patrono.Dopo un’inizio di festività relativamente casto il giorno terminava con festeggiamenti “troppo sconvolgenti per poterne parlare” (dalle cronache di G. Zanazzo).Alla festa di San Giovanni Battista, grandissima era la partecipazione popolare, da piazza San Giovanni a Santa Croce in Gerusalemme era tutto un “gioioso baccanale” (Gregorovius, “Passeggiate Romane“). Si mangiava, si beveva e si gozzovigliava a più non posso, tra grandi addobbi di fiori, musica, fuochi d’artificio, dolci, piatti di lumache, luci.

Non solo i falò, ma anche i lumini, con cui era addobbata la via Appia appena fuori la Porta SanGiovanni.
Si doveva far rumore con trombe, trombette, tamburelli, petardi e campanacci (si vendevano apposite campanelle di coccio), per allontanare le streghe e impedir loro di cogliere erbe che se sbocciate e còlte in quella notte erano la materia prima per pozioni magiche. Si accendevano falò intorno ai quali si ballava e si beveva. In questa allegria sfrenata, erano inevitabili risse e coltellate.

Ringrazio per le foto Valeria Forno Photo

Poi venne l’usanza di bagnarsi, nella notte di San Giovanni, dentro la fontana proprio sotto l’obelisco. Ma la gente esagerava, e i giovani non si limitavano a gettarsi nudi nelle fontane. Fin dal 1753 l’autorità ecclesiastica aveva proibito, ma senza risultati, “a qualsiasi persona dell’uno o dell’altro sesso, che in detta notte veruno ardisca accostarsi alle vasche, ai rigagnoli, alle fontane, togliendosi le brache ed accucciandosi sull’erba, pena per gli uomini, tre tratti di corda da darsi in pubblico e scudi 50 di multa, e per le donne tre colpi di frusta sul posteriore in pubblico, e sia per gli uni come per gli altri senza alcuna remissione”.
Ma con la scusa di andare alla salita degli Spiriti, appena fuori porta, i giovani e le coppie di fidanzati andavano “per fratte” a sbaciucchiarsi o ad accoppiarsi. “Sotto lo specioso pretesto di prendere il bagno, uomini e donne unitamente, si recano fuori le porte, in luoghi reconditi, celandosi tra i cespugli o dietro le siepi, e liberamente compiono atti osceni…” (da un editto del Cardinal Vicario, 1744). Ma papa Benedetto XIV era di manica larga, e così rispose alle lamentele dei prelati: “Nasca quel che ha da nascere: nascerà qualche altro suddito allo Stato”.
Questo vizio tipico dei luoghi bui o affollati, di palpeggiare le donne, che del resto accettavano volentieri, viene documentato dal Belli in più d’un sonetto come cosa frequente perfino in chiesa e addirittura dentro i confessionali (v. il sonetto “L’Ingegno dell’omo“, 18 dicembre 1832). Era talmente radicata l’idea che durante la notte di San Giovanni si potesse fare qualsiasi cosa che perfino nel ‘900, a festa ormai imborghesita, le cronache dell’epoca parlano di assembramenti corpo a corpo sul famoso omnibus a cavalli che portava il popolo festaiolo alla piazza della basilica.

La notte della vigilia di San Giovanni si usa pregare il santo e mangiare le lumache.

Il giorno prima della festa, nelle vie spiccava subito all’occhio i tanti banchetti di venditrici di lumache.

La tradizione di mangiare le lumache, che hanno gli occhietti su lunghe protuberanze prese dal popolino per “corna”, aveva in origine il significato di cancellare i tradimenti e i dissapori, non solo fra moglie e marito, ma con qualunque parente e socio.

Tanti anni fa il significato delle corna era più ampio, e poteva includere dissapori con amici, parenti e vicini di casa, mangiare le lumache significava eliminare queste “corna” e riconciliarsi col mondo.

Fotografa Valeria Forno – modella Martina Roggiani MALAH

Come trovare il fidanzato nella vigilia della notte di San Giovanni.

Un’altra tradizione della festa di San Giovanni era quella di scoprire chi avrebbero sposato le ragazze da marito. .
Si aspetta che arrivi il giorno di San Giovanni, a mezzogiorno in punto si prende un pezzo di piombo e si fa sciogliere sul fuoco, quando è sciolto bisogna buttarlo in una scodella piena di acqua fredda, il piombo gelandosi creerà tanti giocattolini di diverse forme, se fra queste forme si trova quella di un’utensile che usa qualcuno tra i pretendenti che frequentate, per lavorare, sarà quello che dovrete sposare.Se il piombo non si è sciolto, bisogna prendere quell’acqua e buttarla dalla finestra per strada, il primo dei pretendenti che vi passeà sopra, sarà il fortunato o sfortuna che sposerà la ragazza.

– Una consuetudine ancora praticata dalle fanciulle è il lancio rituale della coroncina fiorita su una grande quercia per conoscere l’anno delle future nozze: la corona deve restare impigliata tra le fronde ma tante volte ricade a terra altrettanti saranno gli anni di nubilato!

La caccia alle donne sapienti, ovvero le “streghe”.
E’ soprattutto nelle campagne che si va diffondendo l’immagine della strega. Il nome, con ogni probabilità, deriva da stryx, strige, uccello notturno che si pensava succhiasse il sangue dei bambini nella culla; era considerato una specie di vampiro.
Per questo motivo in principio il nome strega era assegnato alle donne ritenute responsabili di aborti o dell’uccisione di bambini.
In realtà queste donne erano solo l’espressione delle credenze popolari; a loro ci si affidava per guarire persone e animali nella comunità in cui vivevano o per praticare aborti o chiedere consigli sui metodi contraccettivi.
Poiché la medicina non dava risposte ai tanti mali che colpivano la gente si ricorreva all’intervento delle streghe.
A questo si univa il fatto che i medici erano molto costosi e solo chi aveva molto denaro poteva permettersi una visita a domicilio. Questa, comunque, riusciva ben poco a salvare i malati, visto che spesso il medico si limitava a fare un’analisi sommaria dell’ aspetto del paziente a cui si univa un rudimentale esame delle urine, raccolte in un contenitore a forma di vescica,la matula, che consentiva al dottore l’ analisi del colore e l’assaggio con la punta delle dita.

Non vi erano veri e propri medicinali; si trattava più che altro di pozioni medicamentose, ricavate da erbe.

Tra le più famose e costose la triaca, un composto di cinquanta elementi, che si riteneva, erroneamente ovviamente, fosse in grado di guarire dalla lebbra. La maggior parte della gente non poteva permettersi di chiamare un medico e quindi ricorreva a queste donne guaritrici.
Se riuscivano a guarire erano santificate se fallivano erano considerate spiriti malvagi.

Nelle credenze popolari più lugubri il tema di streghe e stregonerie viene trattato anche dalla Chiesa cattolica, che ancora oggi attribuisce ad alcune figure del clero, gli esorcisti, poteri di contrasto alle forze del male, per allontanare il diavolo che si sia impossessato delle persone. All’epoca del potere temporale dei Papi, le donne riconosciute come streghe venivano interrogate dalla Santa Inquisizione, per conoscere il loro rapporto con il demonio, torturate come era l’uso, per far confessare i presunti peccati e poi condannate a morte e arse sul rogo. A quei tempi, in effetti, era molto diffusa la pratica, antichissima, riconducibile agli sciamani di epoca protostorica, di rivolgersi a persone sensitive per incantesimi ed altre attività esoteriche.

I maghi o presunti tali, sappiamo tutti, esistono anche oggi, ma non vengono più bruciati vivi, al massimo passano qualche periodo nelle patrie galere per abuso di credulità popolare, circonvenzione di incapace, truffa ecc.
Ma sulla festa di San Giovanni Battista, Gigi Zanazzo, un altro grande testimone, racconta nelle sue cronache delle scampagnate, le mangiate di lumache, il libero sfogo dell’ erotismo e della sessualità che tradizionalmente accompagnavano una festa, ufficialmente religiosa, ma in realtà festa della luce – è il giorno più lungo dell’anno – della gioia e della riconciliazione con il prossimo (Paolo Bordini).

Per poter vedere le streghe, bisogna avere un bastone fatto in cima a forma di forcina e appoggiarvi il mento nell’incavo.

Per evitare di essere visti e catturati bisogna portare con se una testa d’aglio, una scopina, una spighetta (spiga di lavanda)e il tradizionale “garofoletto” (garofano).[Alla scopa e all’aglio si attribuivano facoltà protettive contro streghe e stregonerie].

Spighetta di San Giovanni con Farfalle ( LAVANDA) – Foto di Valeria Forno

Durante la notte di San Giovanni si racconta che le streghe si recavano a Benevento per il tradizionale Sabba sotto il famoso Noce, durante la strada esse si fermavano a Roma per raccogliere nei prati del Laterano alcune erbe particolari, che sbocciano in quella notte e poter così fare i loro incantesimi, lungo il percorso erano solite catturare le anime.

Per evitare che le streghe di passaggio sulle strade, entrassero nelle case, si usava un particolare stratagemma, bisognava uscire e lanciare sull’uscio, di spalle, delle manciate di sale grosso lasciando sull’uscio una scopa di saggina, oppure due scope incrociate, se si voleva essere più prudenti.

Achillea il fiore delle FATE – FOTO DI VALERIA FORNO

E SOPRATUTTO CORRISPONDE QUESTA NOTTE MAGICA ANCHE ALLA FESTA DELLE FATE

Un grazie doveroso per l’aiuto nella ricerca fatta alla mia amica Angela Dibari e alla bravissima Fotografa Fantasy Valeria Forno  !

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