Il TRIFOGLIO in particolare è il simbolo del San Patrick Day, ma un altra pianta si interseca quale sarà?
Intanto parliamo delle varietà del trifoglio, e si non esiste solo un tipo…. del Quadrifoglio e dopo vi parleremo del Biancospino
Trifolium repens (trifoglio bianco, conosciuto in gaelico irlandese come seamair bhán)

Il trifoglio bianco, detto anche trifoglio rampicante o trifoglio ladino, è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Fabaceae. Il trifoglio bianco cresce su prati erbosi, campi coltivati e in un gran numero di altri habitat, resiste alla falciatura e prolifera su terreni dall’acidità assai diversa, preferendo tuttavia suoli argillosi.È considerato un componente benefico per la cura organica del prato grazie alla propria abilità all’azotofissante e alla capacità di eliminare le erbacce. L’azotofissazione naturale riduce, inoltre, l’assorbimento di azoto dal terreno ed aiuta a ridurre l’incidenza di quelle malattie dei prati che possono essere favorite dalla presenza di fertilizzanti sintetici. Rappresentare anche un ottimo foraggio per il bestiame Trifolium repens è un alimento prezioso, altamente ricco di proteine molto diffuso e apprezzato anche in ambito culinario.Per la specie umana , il trifoglio è piuttosto difficile da digerire crudo, problema che può essere risolto cuocendo le piante raccolte in acqua bollente per un tempo di 5-10 minuti, dai capolini e dai baccelli seccati è anche possibile ricavare una farina assai nutriente, ma possono anche essere immersi in acqua per ricavarne una profumatissima tisana. La farina di trifoglio bianco, infine, può essere sparsa come condimento su alimenti già cotti.Per essere utilizzate nelle zuppe, le foglie devono essere raccolte prima che la pianta fiorisca. Anche le radici sono commestibili, ma solo dopo essere state cotte. Il trifoglio bianco è una pianta dalle proprietà antireumatiche, depurative, oftalmiche, detergenti e toniche.
Trifolium dubium (trifoglio minore, seamair bhuí):
Tradotto dall’inglese-Trifolium dubium, il trifoglio minore, trifoglio lattante, trifoglio luppolo o trifoglio luppolo minore, è una pianta fiorita nella famiglia delle Fabaceae di piselli e trifogli. Il Trifoglio possiede qualità nascoste e incredibili, magico e simbolico.

I
Druidi (sacerdoti celtici), facevano del Trifoglio il cibo preferito
degli elfi, attribuivano alla pianta proprietà calmanti e
disintossicanti, oltre a considerarla un valido rimedio contro il
veleno, rappresentava una valida e forse l’unica salvezza contro il
morso di serpenti e di scorpioni, e proprio per questo motivo veniva
associato a un debellatore del demonio,
lo consideravano una delle erbe più potenti perché nelle sue foglie
è contenuta la “magia del numero tre”, simbolo dei tre regni
della vita: terra, cielo e mare e anche simbolo delle tre età della
luna, dei tre volti della Grande Madre e di molte altre triplici
dimensioni dell’esistenza.
Oltre
alle sue proprietà mediche, il Trifoglio era una pianta nota agli
antichi per un’altra apprezzata “capacità”: quella di rendere
fertili i terreni su cui cresceva. Proprio per questa sua proprietà
si diffuse in Europa, in epoche più recenti, l’usanza di coltivare
il Trifoglio su terreni scarsamente produttivi.
Il Trifoglio Bianco si distingue dalle altre specie per le striature bianche presenti nelle foglie, delle lievi pennellate lucenti qua e là sulla superficie color erba, che impreziosisce la pianta.
Fra le sue tenere foglioline le gocce di rugiada si raccolgono in mille piccoli specchi, e la triplice mezzaluna rivela il candido tocco della dama del cielo.
Il piccolo trifoglio dai fiori bianchi e rosa è la piantina dell’estate e delle tiepide notti di luna, quando le fate dei boschi danzano e cantano nelle loro gioiose e interminabili feste e i folletti suonano musiche allegre e dolcissime seduti ai piedi degli alberi.
Anticamente si credeva infatti che questa piantina germogliasse solo nei luoghi abitati dalle entità fatate, e che fosse infuso e vibrante del loro benefico potere…

La leggenda Gallese della bella Olwen,la Fanciulla d’Amore.

Goleuddydd moglie di re Cilydd ap Celyddon muore dando alla luce il principe Culhwuch. Re Cilydd si risposa. Una volta cresciuto, Culhwuch rifiuta di sposare la sua sorellastra secondo il volere della matrigna. Questa, offesa, gli pone un thynged (in gallese:destino) Culhwuch sposerà soltanto la bella Olwen, figlia del gigante Ysibaddaden Pencawe, ovunque Owen andasse, dentro e fuori le mura del suo castello, nei boschi e nei prati, nelle brughiere e lungo le spiagge selvagge, quattro trifogli dal bianco fiore nascevano sotto ai suoi passi, disegnando i sentieri incantati da lei percorsi, era una fanciulla dai “capelli più biondi del fior di ginestra,i seni più bianchi del petto di un cigno, le vesti scarlatte come le fiamme”, della quale si diceva che nessuno potesse incontrare lo sguardo “senza essere profondamente penetrato d’amore per lei”.Anche se non l’aveva mai vista, Culhwuch si innamorò subito di lei sentendone solo il nome.
Suo padre lo avvertì che non poteva mai trovarla senza l’aiuto di suo cugino Artù.
Allora Culhwuch andò alla corte di Artù di Celliwing in Cornovaglia il quale accetta di aiutare Culhwuch a cercare Olwen, quindi manda sei dei suoi più valorosi guerrieri con Culhwuch, tra cui Cai (Sir Kay), Bedwyr (Sir Bedivere) e Gwalchemei (Sir Gawain). Il gruppo incontra alcuni parenti che conoscono Olwen e accettano di organizzare un incontro.
La bella Olwen è attratta da Culhwuch, ma non può lasciare suo padre Ysbaddaden perché il gigante è destinato a morire se sua figlia si dovesse sposare. Per acconsentire al matrimonio, Ysvbaddaden impone a Culhwuch una serie di imprese pericolosissime, sperando che il giovane venga sopraffatto in una di queste,Culhwuch le porta a termine e Ysbaddaden viene ucciso lasciando libera Olwen di sposare il suo amato.
Come
lei anche il trifoglio è legato all’amore, poiché si dice che
attraesse amore puro e fanciullesco, che fosse messaggero d’amore e
che facesse nascere un nuovo amore in coloro che erano protetti dai
suoi benefici influssi. Inoltre, la piantina era ispiratrice
d’armonia, di pace e, com’è risaputo in tutto il mondo, era
considerata un potente simbolo di buona fortuna.
Secondo le fiabe
irlandesi, il trifoglio era il prediletto degli elfi boschivi, che si
dilettavano a succhiarne i gambi e i dolci fiorellini, e che, se solo
lo avessero voluto, avrebbero potuto regalare un pizzico di fortuna a
chi ne avesse tenuto in mano un rametto.
Quell’imperfezione tanto ricercata…

Magico e oltremodo potente era ritenuto il raro quadrifoglio, che infondeva la preziosa fortuna dei regni fatati e proteggeva da qualsiasi influenza avversa.
In realtà è semplicemente un’anomalia genetica del Trifoglio, infatti in natura, quella fogliolina aggiuntiva è considerata un’irregolarità propria del Trifoglio Bianco, tanto è vero che la quarta foglia è sempre generalmente più piccola rispetto alle altre tre.
Eppure, l’aspetto affascinante è proprio questo: quella che in natura, in genetica, nella scienza insomma, è una seppur lieve imperfezione, una mutazione non voluta, per noi uomini è un evento incredibile.
Fa riflettere il Quadrifoglio poichè più che fortuna, dona speranza.
Speranza nei confronti della bontà umana che si manifesta imprevedibilmente, quando meno ce lo si aspetta, ma che è in grado di rivalutare un’imperfezione genetica che, sotto una nuova luce, si trasforma in magia, in simbolo di fortuna.
Molte
sono le credenze sulla fortuna che scaturirebbe dal Quadrifoglio.
Secondo alcune, basterebbe solo guardarlo per far sì che porti
fortuna o indicarlo semplicemente con un dito. Mentre altri
sostengono che si deve cogliere il Quadrifoglio ma, attenzione, solo
per regalarlo a un’altra persona, altrimenti si rischia di perdere
la buona stella.
Inoltre, se il Quadrifoglio viene scovato da un
uomo, la leggenda tramanda che quest’ultimo si ritroverà presto
ricco, se invece la fortunata è una donna, questa in breve tempo si
sposerà.
Altre
usanze, tramandate nel corso dei secoli, parlano del Quadrifoglio
come se fosse un vero e proprio talismano, non solo portafortuna, ma
anche cimelio protettivo, da qui deriva la tendenza diffusissima, di
portare le quattro foglioline al collo come ciondolo, utilizzato
anche per la creazione di molti altri gioielli, e oggetti di ogni
tipo poichè tenendolo sempre vicino a noi possa preservarci e
augurarci buona fortuna.
Negli anni della guerra, metterlo
all’occhiello aveva il potere, secondo una superstizione, di
esentare dal servizio militare.
Si dice anche che se una ragazza
mette il Quadrifoglio sotto una scarpa la mattina del giorno di San
Valentino, sposerà il primo uomo, privo di legami sentimentali, che
incontrerà sulla sua strada.
Oppure che: nascondere il Quadrifoglio sotto il cuscino, favorirebbe dei bei sogni e addirittura, custodendolo in casa terrebbe lontano i fulmini e respingerebbe il diavolo.
Infine,
secondo una tradizione celtica trovare un Quadrifoglio e mimetizzarlo
tra i capelli, donava il magico potere di rendere visibili gli elfi e
le fate.
Quindi: filo conduttore di tutte le leggende e le
credenze legate al Quadrifoglio,è la sua magica capacità di
palesare ai nostri occhi ciò che altrimenti non potremmo vedere. Che
siano elfi, fate, animali fantastici, oppure la giusta strada che si
dipana davanti a noi ma della quale non ci accorgiamo, oppure la
fortuna, il buon auspicio…… “ Il Quadrifoglio ci apre gli
occhi”.
Il biancospino è un arbusto o un piccolo albero molto ramificato,contorto e spinoso, appartenente alla famiglia delle Rosaceae e al genere dei Crataegus.
Il nome scientifico del biancospino è Crataegus monogyn, pianta di tipo arbustivo che appartiene alla famiglia botanica delle Rosacee.
Il Biancospino è stato definito da Binet la “Valeriana del cuore” perché trova largo impiego nelle affezioni cardiache e nervose.
È conosciutissimo nell’erboristeria moderna e viene ampiamente utilizzato per aiutare soggetti affetti da insonnia, ipertensione arteriosa e tensione nervosa soprattutto.
Storia e simbologia del Biancospino

Gli antichi greci utilizzavano il biancospino per decorare gli altari prima di cerimonie nuziali perché lo ritenevano di buon auspicio. Le antiche popolazione celtiche gli dedicavano un intero mese (da metà maggio a metà giugno odierni) e lo consideravano l’albero delle fate, secondo le credenze popolari del tempo dove cresceva un biancospino con pazienza si sarebbero potute ammirare le piccole e magiche creature fatate. Dea Maia. I romani lo chiamavano alba spina,ovvero spina bianca, nome ancora oggi diffuso e gli attribuivano il potere magico di scacciare gli spiriti maligni grazie alle sue spine aguzze, i greci lo usavano per addobbare gli altari durante i riti nuziali, e lo adoperavano come arbusto protettore per i neonati ponendo sopra le culle dei piccoli alcuni rametti fioriti. Nella mitologia romana, il biancospino è la pianta consacrata alla dea Flora (la dea della primavera) e alla dea Maia (la dea del mese di maggio), una leggenda narra che la dea Maia imponeva la castità e durante il suo mese non si potevano celebrare matrimoni.
In casi veramente eccezionali quando celebrare il matrimonio era necessario, per placare le eventuali ire di Maia, si dovevano accendere in suo onore cinque torce fatte di legno di biancospino.
Nel linguaggio dei fiori e delle piante simboleggia: la dolce speranza ed è la pianta ideale da regale quando si vuole augurare buona fortuna.

In Inghilterra il biancospino è accompagnato da un’antica leggenda che riguarda Giuseppe d’Arimatea, il membro del Sinedrio che si rifiutò di condannare Gesù Cristo.
La leggenda vuole che Giuseppe d’Arimatea dopo aver raccolto il sangue di Gesù Cristo ed averlo seppellito, partì verso la Britannia e una volta giunto sull’isola, piantò il suo bastone in terra.
Il bastone dopo qualche tempo germogliò dando vita ad una pianta di biancospino. Accortosi dell’evento, Giuseppe d’Arimatea decise di edificare, accanto alla pianta, una chiesa che fu la prima chiesa costruita in Inghilterra, da quel momento in poi ogni anno durante il periodo natalizio il biancospino fioriva ed un suo ramoscello in fiore veniva portato in dono ai regnati Inglesi.
Nella credenza inglese, i fiori bianchi rappresentano l’Immacolata Concezione, gli stami rossi le gocce del sangue versato da Gesù Cristo e, le spine simboleggiano la corona di spine posta sul suo capo.
*tutte le informazioni sono tratte da wikipedia
Prima di questo articolo , è uscito Perche’ ci si veste di verde a San Patrick day se volete leggerlo
vi lascio il link : https://incantesimofiorito.it/san-patrick-day-perche-ci-si-veste-di-verde/
GRAZIE PER LA VOSTRA ATTENZIONE
RINGRAZIO LA MIA AMICA ANGELA DIBARI PER AVER APPROFONDITO L’ARGOMENTO IN QUESTIONE
CIAO COSETTA E VI ASPETTO DOMANI PER L’ULTIMO ARTICOLO PROPRIO NEL GIORNO DEL SAN PATRICK DAY!!!!
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